Nei primi giorni di settembre del 1944 Signa riconquistò, dopo mesi di occupazione nazifascista segnata da eccidi e distruzioni, la propria libertà. Nei primi comunicati del CLN signese si leggeva, mista alla soddisfazione del momento, la preoccupazione per una situazione veramente grave cui avrebbero dovuto farsi carico. La prima amministrazione democratica doveva prendere atto di ciò che era rimasto di Signa e delle macerie, non solo materiali, che i bombardamenti alleati e le truppe tedesche avevano lasciato. L’alba del 4 settembre, quando le truppe anglo americane guadarono l’Arno, trovarono Signa libera dai Tedeschi e con un governo comunale, formato da tutti i partiti del CLN, già operativo nell’amministrazione del territorio. L’immagine del paese che si mostrava era però terribile con tutti i ponti dell’Arno, del Bisenzio e dell’Ombrone distrutti e tutta la zona industriale, con il quartiere della Costa, ridotta praticamente ad un cumulo di macerie. Segni importanti della nostra storia e del nostro sviluppo erano stati praticamente azzerati come il Ponte di Sant’Alluccio, l’oratorio del Beatino, la Nobel, la ferrovia e tutto il sistema viario signese.
Il primo sindaco della Liberazione, Vasco Nesti, scrisse in una relazione al governo italiano che, di fronte a tanta rovina, Signa avrebbe avuto bisogno di molti decenni per ricostruire un tessuto sociale ed economico praticamente distrutto: più di una generazione avrebbe dovuto soffrire i sacrifici più duri per rimettere in piedi secoli di lavoro e di storia distrutti in pochi mesi. Il passaggio del fronte e la guerra avevano provocato numerose vittime sia fra i soldati che fra i civili e, soprattutto nell’ultimo mese, le rappresaglie e le esecuzioni sommarie compiute dai Tedeschi avevano mostrato il volto più odioso della dittatura fascista.
In questo contesto la popolazione di Signa ha saputo dare il meglio di sé riunendosi intorno ai vecchi partiti democratici che, sotto la cenere, avevano svolto resistenza attiva per oltre un ventennio riunendosi, contro l’occupazione tedesca, nel CLN. La prima amministrazione democratica iniziò subito ad occuparsi, senza divisioni, della ricostruzione riuscendo a trasformare la voglia di fare e la voglia di vivere dei Signesi in una splendida macchina operativa, capace di mettere in secondo piano gli odi e i rancori provocati da anni veramente tragici, che in pochi anni restituì a Signa il suo aspetto di vivace comunità dove lavoro, arte e vita sociale sarebbero tornati ad essere i valori dominanti. Un ricordo particolare deve andare anche ai molti giovani che, con l’Italia ancora occupata, lasciarono una Signa ormai libera per arruolarsi nel nuovo Esercito Italiano: Enzo Desideri, Claudio Bigagli e Manlio Romoli furono uccisi durante la Battaglia del Senio. Non tornò più a Signa neppure Eberle Paoli, partigiano ucciso vicino Marzabotto, e Athos Bonardi, organizzatore degli scioperi operai alla Pignone, deportato e fatto morire a Mauthausen dai Tedeschi.
A loro il comune di Signa dedicherà le celebrazioni della liberazione dall’oppressione nazi fascista con la presenza straordinaria del Sindaco della città di Alfonsine, la prima città liberata dal nuovo, democratico esercito italiano.