Pro Loco Signa A.P.S.
Leonardo da Vinci

Leonardo da Vinci

Leonardo da Vinci

“La Gonfolina, Sasso per antico unito co’ Monte Albano in forma d’altissimo argine il quale tenea ingorgato tal fiume in modo che prima che versassi nel mare era dopo a’ piedi di tal Sasso, componea due grandi laghi de’ quali el primo è là dove oggi si vede finire la città di Firenze insieme con Prato e Pistoia”.

Biografia


Le opere dipinte, disegnate, scritte di Leonardo rivelano tre aspetti della sua attività: l’arte, la ricerca scientifica, la tecnologia. Nelle sue carte non si legge purtroppo nulla della sua vita privata e dei suoi affetti; da altre fonti si ricavano notizie, in particolare da Giorgio Vasari che nelle sue Vite (1550; 1568) traccia la biografia di Leonardo offrendone un ritratto idealizzato. «Mirabile e celeste», infatti, definisce il figlio di ser Piero, notaio; in lui si trovano bellezza, grazia, virtù, forza, destrezza, valore e bontà, tali che nessuno gli fu pari. Accolto nella casa del padre di cui era «figliuolo non legiptimo» e della matrigna, lontano dalla madre, una certa Caterina andata poi sposa a Cattabriga o Accattabriga, dimostrò in modo precoce interesse a molte cose senza tuttavia portarne a termine alcuna. Frequentando poi la scuola di abbaco del paese, come riporta Vasari, apprese così in fretta, da confondere spesso con i suoi dubbi, le sue domande e le sue obiezioni il maestro stesso. Dopo il trasferimento a Firenze, il padre, constatata la sua costante passione per il disegno, lo mandò a bottega da Andrea del Verrocchio, suo amico, che era artista completo. Allora Leonardo doveva avere 17 anni e imparò tutte le nozioni che a quel tempo si richiedevano a un artista: scultura e pittura, ma anche architettura di chiese, di edifici, di mulini, di macchinari idraulici e per ogni tipo di lavoro. Non studiò il latino e i classici, cosicché a ragione Leonardo si definiva «uomo senza lettere» in una città, Firenze, dalla cultura neoplatonica e dedita alle arti «liberali», indirizzate cioè alla contemplazione della verità; si applicò invece alle arti «meccaniche», considerate all’epoca vili. In bottega egli apprese tutto quanto concerneva l’attività manuale e i precetti raccolti nel «libro di bottega», che in forma concisa e con discorso spezzato il maestro compilava a mano a mano annotandovi anche i fatti più salienti. Un modo che Leonardo fece proprio nelle sue carte e dal quale non poté mai distaccarsi, nonostante le sue speranze di organizzare tutto il materiale frammentario; qui il passaggio da un argomento all’altro, più che a una conoscenza febbrile, è imputabile al particolare modo di annotare i vari argomenti anche a lunghi intervalli di tempo gli uni dagli altri, senza poter ricordare quanto già scritto in precedenza.
Gli anni fiorentini del giovane Leonardo
Il suo apprendistato iniziò con la raffigurazione di «teste di femmine che ridono […] e teste di putti», riproduzioni di sé stesso com’era nell’infanzia e repliche della madre, come interpreta Sigmund Freud nel suo saggio su Leonardo (1910), che mette in rilievo tre caratteristiche della sua personalità: l’insaziabile curiosità per l’investigazione scientifica e la sete di sapere che impedisce talvolta la sua attività artistica; la lentezza nell’esecuzione delle sue opere pittoriche; il rifiuto della sessualità, inconsueto in un uomo «piacevole nella conversazione, che tirava a sé gli animi delle genti», affabile e amante della bellezza e della vita raffinata. Il suo ingegno lo portava a non accontentarsi di una conoscenza superficiale della realtà, ma a dare valore all’esperimento e all’osservazione diretta: «I’esperientia» sola «è madre di ogni certezza». I suoi primi disegni nascono da questo metodo di lavoro: l’Arno (5 agosto 1473) che si restringe alla stretta della Gonfolina è un paesaggio osservato nelle sue singole componenti e ricreato nella sua suggestione atmosferica. Dalla casa del nonni posta a Bacchereto (*) quasi quotidianamente, passando per le colline di Signa, Leonardo si soffermava infatti sulla collina della parte destra dell’Arno per osservare e studiare quell’enorme Masso.
Trascorse gli ultimi anni studiando, annotando e disegnando.(*) Bacchereto Nei secoli XIV e XV, Bacchereto fu uno dei principali centri di produzione della ceramica artistica, con decine di fornaci e oltre 100 “fuochi”. Fra l’altro, le fornaci di Bacchereto fornivano le maioliche allo Spedale di Santa Maria Nuova e avevano rapporti con Lorenzo de’ Medici.La famiglia della nonna paterna di Leonardo era tradizionalmente dedita alla professione di notaio, oltre che all’agricoltura e alla ceramica.Nel 1371 Zoso di Giovanni era “orciolaio” in Bacchereto; uno dei suoi tre figli, Piero, sarà bisnonno di Leonardo Da Vinci e notaio come il padre dello stesso Leonardo, Ser Piero Da Vinci, figlio di Antonio di Ser Piero Da Vinci e Lucia di Ser Piero di Zoso.Nella Portata al catasto del 1480, Ser Baldassarre di Ser Piero di Zoso (prozio di Leonardo, essendo fratello della nonna Lucia) dichiarava fra gli altri suoi beni «una chasa per suo abitare… luogo detto Toia» e «una chasa con fornace da orcioli posta nel Popolo di Bacchereto, luogo detto La Croce a Toia». Nel 1482 questi beni passarono in proprietà al padre di Leonardo, Ser Piero Da Vinci, che si impegnò a provvedere anche alla dote delle figlie di Ser Baldassarre: Caterina e Doratea. Quest’ultima, nel 1498, viveva ancora nella casa di Ser Piero Da Vinci con i fratelli di Leonardo.I terreni di Bacchereto rendevano al padre di Leonardo «staia 30 di grano, barili 24 di vino e 4 di olio, staia 8 di biade e 4 di fichi secchi».È più che probabile che Leonardo iniziasse la sua attività artistica nel contesto della fornace di famiglia a Bacchereto. Fra il 1470 e il 1480 egli ricorda, nel Codice Atlantico, «compari» o compagni in Bacchereto (f. 878v) e raffigura e indica il toponimo nel Codice di Madrid II (ff. 22v-23r) e in RLW 12685.La casa di Toia esiste ancora ed è in parte adibita a ristorante. Nei dintorni si sono ritrovati molti frammenti di ceramica decorata, attualmente esposti nel Museo Archeologico di Artimino (alcuni si trovano anche nel Museo Ideale Leonardo Da Vinci).